Il giorno e la notte del credente in quarantena In quarantena Full view

Il giorno e la notte del credente in quarantena

La quarantena obbligatoria, quello che altri percepiscono come una prigionia, dovrebbe assumere una differente piega per il credente che aspira alla conoscenza di Dio. La vita, o per meglio dire il tempo che Dio ci ha assegnato in questa terra, è l’unico capitale a nostra disposizione per realizzare questa aspirazione. Gli impegni della vita e le sue luci ci distraggono il più delle volte dalle domande esistenziali sulle origini e sulla meta. 

In questa sorta di isolamento forzato, il credente riscopre una nuova dimensione di spiritualità. Rivive con cuore e mente l’ermetismo dei pii. Ricalca le orme del Messaggero (su di lui la pace e la benedizione) nella famosa grotta di Hiraa, ripercorre con la mente le letture sulla prima discesa del Corano, la manifestazione dell’arcangelo Gabriele (su di lui la pace) e l’ordine divino a Muhammad (su di lui la pace e la benedizione).
La quarantena diventa per il Credente quell’occasione, quel momento che ha sempre sperato di poter avere per dedicarsi all’introspezione, al rafforzamento spirituale, al temperamento della sua nafs (ego) ed alla sua rieducazione. Seduto sul suo tappeto, mentre ripete sgranando la sua subha “La ilaha illa Allah”, gli sembra di essere lì in mezzo ai primi musulmani nella casa di Al-Arqam Ibn Al-Arqam, ad apprendere direttamente dalla bocca dell’Inviato le prime nozioni della fede. 

Osserva il mondo, il creato, ascolta il telegiornale con una nuova consapevolezza, si ripone i quesiti esistenziali, riflette sui significati dell’Essere e divora uno dopo l’altro i libri che fino ad allora avevano avuto solo un anonimo scopo decorativo nella sua biblioteca. Ascende a stadi spirituali, che vedeva fino ad allora riservati ad un’élite molto lontana da lui. Giorno dopo giorno, tra veglia notturna, invocazioni, digiuno, momenti di raccoglimento spirituale soffia via la polvere che per lungo tempo aveva eclissato la Luce divina dal suo cuore.
L’uomo che assapora l’iman e ambisce all’ihsan vive questo momento di distanza dal caotico mondo terreno, come una boccata di aria fresca. Non abbandona la sua vita ma la migliora e la sua visione di essa brilla di una nuova luce. La luce di chi vede nell’osservanza delle regole, nell’esecuzione del proprio operato in modo impeccabile, nella ricerca dei più alti stadi del sapere, persino nell’annaffiare una piccola pianta ed occuparsene, la vera adorazione a Dio.
“..Ihsan è adorare Dio come se lo vedessi. Se tu non lo vedi, Egli senz’altro vede te.”

La quarantena è la chance di fermare tutto e riflettere su sé stessi in primis. Uno di quei momenti in cui si fa il rendiconto. Si valutano i guadagni e le perdite. Si ritorna agli obiettivi e si valuta il loro raggiungimento o meno. È il nostro momento di cernita, il cambio di stagione che da tempo si rinviava. Si tirano fuori gli scheletri dagli armadi ed i sogni dai cassetti, si esamina tutto e si sceglie con scrupolo cosa vogliamo portarci nella “nuova casa” e cosa gettare. Si pianificano i prossimi giorni, le prossime settimane , i prossimi mesi, forse i prossimi anni o forse solo le prossime ore. 

La quarantena è un’occasione per mettere piede nel cammino della conoscenza e dell’adorazione di Dio, un’opportunità preziosa dataci dal Clemente che non va sprecata, come abbiamo sprecato il resto. L’Altissimo dice nel suo sacro Libro:  Appena ne hai il tempo, mettiti dunque ritto, e aspira al tuo Signore”. Nessuno sa quando si trasferirà, i giorni trascorrono tra la speranza di riuscire a fare tutto in tempo e il timore che il tempo a disposizione possa non bastare.  «Oh figlio di Adamo, in verità tu sei fatto di giorni, ad ogni giorno che se ne va, se ne va una parte di te…»

Sfruttare questo periodo significa sviluppare una maturità spirituale che ci consentirà di affrontare ciò che sarà, a Dio piacendo, la vita dopo la quarantena, una volta tornati ai nostri impegni sociali, scolastici e lavorativi. Per questo il credente deve organizzare la propria giornata per cercare di acquisire una pratica spirituale che gli dia gli anticorpi per resistere al virus della negligenza e della distrazione. Il programma de “Il giorno e la notte del credente” è un rimedio tratto dalla farmacia del Profeta, pace su di lui, per consolidare il proprio legame con Dio.

Questi alcuni riferimenti fondamentali in forma molto sintetica del programma, per i dettagli si legga il libretto “Il giorno e la notte del credente” dell’imam Abdessalam Yassine, che alleghiamo in coda all’articolo:

1. Il credente inizia la sua giornata almeno un’ora prima della preghiera dell’alba (al-fajr), o poco meno di un’ora, anche se non deve essere un’abitudine, per fare il witr profetico di undici rak’a. Si siederà quindi per una sessione di istighfâr al fine di essere annoverato tra “coloro che chiedono perdono a Dio prima dell’alba.

2. La seduta dopo l’alba fino al sorgere del sole è una tradizione profetica. È un’occasione benedetta che il credente dedicherà il più possibile alla lettura di una porzione quotidiana del Corano (che dividerà tra mattina e sera) con l’intenzione di invocare Dio, meditare e imparare.

3. La preghiera del “duhâ” (tarda mattinata). È la preghiera di coloro che continuamente fanno ritorno a Dio (al-awwâbîn).

4. Le preghiere supererogatorie quotidiane. Che pensa di non riuscire ad alzarsi prima dell’alba per fare il witr profetico, lo faccia prima di dormire, pur sapendo che il momento ideale sarebbe prima dell’alba.

5. Due sedute, una al mattino e una alla sera, dedicate quotidianamente alla lettura di una parte determinata del Corano. Chi non celebra il messaggio indirizzatogli da Dio, chi abbandona la lettera che il suo Signore gli ha indirizzato è negligente. Che il Corano sia la primavera dei nostri cuori e la cancellazione delle nostre pene!

6. Tre sedute di almeno quindici minuti per la ripetizione di “la ilâha illa Allah” con il cuore presente a Dio.

7. Moltiplicare le invocazioni di benedizione al Profeta, pace a lui, e consacrare la vigilia e il giorno del venerdì a queste invocazioni.

8. Prima di addormentarti, rivolgi il tuo cuore a Dio l’Altissimo e giudica te stesso con l’intenzione di rinnovare il tuo pentimento. Dormi invocando Dio e avendo le migliori intenzioni per il giorno dopo. Che il tuo ultimo pensiero lucido sia una supplica a Dio per aprirti le porte dello sforzo consacrato (Jihâd) e l’accesso a Lui.

9. Se sei uno studente, dedica il tempo necessario allo studio. Questo è il tuo compito principale dopo aver assolto alla preghiera, alla lettura del Corano, all’invocazione e aver acquisito un minimo di conoscenza della religione. Non lesinare sforzo alcuno per avere successo nei tuoi studi. Questo è il tuo Jihâd del momento.

10. Dedica un momento alla tua famiglia spirituale o ad una visita di invito o di studio.

11. Prenditi un momento per educarti alle scienze islamiche con l’intenzione di imparare a perfezionare le abluzioni, i gesti della preghiera e gli altri riti. Dio accetta l’atto sincero quando è corretto, e la sua correttezza risiede nella sua conformità all’esempio profetico.

12. Gestisci il tuo tempo come fosse un budget. Siine avaro e non sprecarlo nell’oblio di Dio e nella spensieratezza. Sappi che il tempo che rimpiangerai quando ormai ogni rimpianto sarà vano è un momento in cui non hai invocato Dio l’Altissimo con la parola, il cuore e attraverso lo sforzo per promuovere la Sua via. Sii parsimonioso con il tuo tempo e non sperperare quello dei tuoi fratelli o sorelle con lunghe visite e appuntamenti mancati.

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