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Alle porte di Ramadan

Soltanto pochi giorni ci separano dall’inizio del nobile mese di Ramadan, il mese della prossimità divina, della spiritualità e dell’autodisciplina.
 
Il mese dell’introspezione e della devozione in cui ci priviamo del mangiare e del bere, domando i nostri istinti, per ricongiungerci al nostro essere profondo, al senso ultimo della nostra esistenza.
 
Il mese del rinnovamento, della rivalutazione della nostra vita, il mese in cui prendersi del tempo per se stessi e per meditare sul proprio rapporto con Dio.
 
Il mese anti-consumistico per eccellenza, in cui liberarsi dalle dipendenze costruite e amplificate dalla società dei consumi, in cui elevarsi, distaccarsi per diventare indipendenti e liberi, andando al di là dei bisogni superficiali per volgersi ai bisogni reali, elementari, dei poveri e bisognosi.
 
Il mese in cui prendere la reale consapevolezza delle grazie di Dio. La fame e la sete ci ricordano i poveri, che raramente mangiano bene; e rafforzano in noi il senso della solidarietà e il rifiuto dello spreco in quanto segno d’ingratitudine verso i doni del Creatore.

Vediamo in seguito come approcciarsi e vivere al meglio questa benedetta stagione che l’Altissimo ci accorda ogni anno.

Il VALORE DEL RAMADAN

Innanzitutto bisogna prendere la profonda consapevolezza dell’immenso valore di questo mese, soltanto così i nostri cuori si motiveranno per accoglierlo in modo adeguato.

Il Messaggero di Dio, pace su di lui, disse: “Se la gente conoscesse realmente il valore del Ramadan, allora desidererebbe che tutto l’anno fosse Ramadan”.

Durante questo benedetto mese la Terra ha accolto dal Cielo l’ultimo Messaggio divino agli uomini: “Il mese di Ramadan in cui è stato fatto scendere il Corano” [2,185]

L’ INTENZIONE

Una volta realizzata la consapevolezza del valore di questo mese, è necessario condurre un lavoro sulla propria intenzione.

Ci sono due modi di intendere tale concetto. Il primo senso, quello comune, consiste nella semplice formazione della “niya”, l’intenzione senza la quale il digiuno non è assume validità dal punto di vista giuridico. Nel secondo significato invece l’intenzione è come ha detto il Profeta “migliore dell’atto in stesso”, essa è un atto del cuore, profondo ed intimo, la cui sincerità e intensità distingue i credenti sulle graduatorie della fede e della vicinanza al Signore.

L’intenzione è il lato nascosto dell’azione, ma anche la sua essenza. Proprio per questo il Messaggero, pace e benedizione su di lui, ci dice che: “Chiunque assolva al digiuno del Ramadan, con fede e speranza nella ricompensa, sarà assolto da tutti i suoi peccati precedenti..”.

RITORNARE A DIO  

Una volta depurata l’intenzione, è necessario un effettivo ritorno al Creatore per inaugurare la purificazione del proprio intimo. Il ritorno a Dio consiste nel pentirsi dei peccati commessi nutrendo la ferma volontà di non ritornarci più.

ISTRUIRSI SULLE REGOLE DEL DIGIUNO

Il digiuno è disciplinato da precise regole. L’intenzione da sola non basta a far accettare l’azione, essa non assolve il fedele dal dovere di conoscere le regole che disciplinano questa adorazione. 

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