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I giovani e il servizio alla comunità Giovani Full view

I giovani e il servizio alla comunità

Di Halima Rakiki

Nel momento in cui le giovani anime saranno consapevoli del loro valore nella vita, del loro futuro, del presente della Comunità a cui appartengono e delle opportunità che essi hanno di contribuire alla sua crescita”, così l’imam Abdessalam Yassine nel libro Tanwir Al-muminat (Lumi sulla via delle credenti) riassume in poche righe i requisiti per una “giovane anima” desiderosa di mettere a servizio della Comunità le sue abilità.

Consapevoli del loro valore nella vita, del loro futuro. Perché la vita? Una domanda che viene spesso elusa dalle nostre menti impreparate, una domanda che si pongono spesso solo alcune cerchie chiuse di filosofi, una domanda, però, che non nasce da una curiosità gratuita ed infeconda, ma dall’angoscia per il proprio destino dopo la morte. Nel corso della storia le risposte sono state molteplici, secondo alcuni il senso è inesistente e l’unica cosa che conta è l’adrenalina e il piacere, per altri è l’alienazione completa e la visione mistica della realtà. La risposta della Rivelazione, ovvero le parole del Creatore Onnipotente, è: “E dopo di ciò certamente morirete, e nel Giorno del Giudizio sarete risuscitati”. Ciò che conta quindi è una vita consacrata al rapporto dell’uomo con il Creatore, alimentata dalla buona opera necessaria affinché l’uomo si migliori e si prepari alla Vita Ultima, la nostra vera dimora.

Consapevoli del presente della Comunità a cui appartengono.” Nella comunità umana, in generale, e in quella musulmana, in particolare, è necessario tornare al proprio valore nella vita, donataci dall’Altissimo, e pensare al proprio futuro. Solo in quel momento la situazione odierna del mondo acquisirà un nuovo significato. Gli avvenimenti disastrosi che si susseguono sembrano senza fine e la presa di posizione di pochi sembra inutile e vana, ma è necessario meditare la storia e la realtà attuale per avere uno sguardo sereno sul futuro e per riuscire, finalmente, a coordinare lo sforzo necessario per identificare le potenzialità della Comunità e creare le condizioni di unione e rinnovamento.

Le opportunità che essi hanno di contribuire alla crescita della Comunità.” Sono necessarie menti agili e perspicaci per scoprire, creare ed innovare, sono necessarie individualità diversificate che hanno chiaro il movente dell’azione. La sola mente, però, anche se al servizio di una nobile causa non è sufficiente. Noi anime e corpi che pretendono di saper fare, saper pensare, saper vivere senza il Creatore dei mondi, non siamo alcunché. Le invocazioni e i momenti di umiltà e prosternazione davanti a Dio sono fondamentali, Dio, infatti, nel Corano promette:  “Rispondo all’appello di chi Mi chiama quando Mi invoca.” 

Un’invocazione presente nel Corano su cui riflettere è quella del Re e Profeta Sulayman, su di lui la pace. In un momento di sconforto pronunciò questa formula: “Signore, perdonami e concedimi un regno che nessun altro avrà dopo di me. In verità Tu sei il Munifico”. Questo versetto coranico mette in luce le priorità di Sulayman, pace su di lui, che in primo luogo chiede il perdono di Dio. Poi sembra chiedere un favore terreno e mondano: di farlo unico in ciò che gli viene dato, la sovranità in questo caso. Questa richiesta non è in contraddizione con la prima, Sulayman sa benissimo che un essere umano può fare molto nella sua vita, ma arriverà il giorno in cui lascerà questa terra e questo appuntamento non può essere rimandato da nessuno di noi. Cos’è l’unica cosa che si lascia? Una Sadaqa Jariya, un’azione ricompensata anche dopo la morte, un’opera di bene che continua a dare frutto anche dopo la nostra inevitabile dipartita. Se si analizzano le figure dei Profeti nel Corano si può dedurre come questi, su di loro la pace, non avessero tutti le stesse doti, le stesse personalità o le stesse abilità. L’abilità di Sulayman, pace su di lui, era la capacità di governare, una caratteristica tanto rara quanto problematica. Quale Sadaqa Jariya poteva lasciare dopo la sua morte? Un regno stabile, giusto, forte per volere di Dio. La sua invocazione per una sovranità unica nei tempi che potesse essere al servizio della causa di Dio, gli ha permesso di passare alla storia con un regno le cui caratteristiche oggi ci sembrano irraggiungibili. 

Essere consapevoli della nostra forza, rinnovare l’intenzione e unire le nostre forze per uno sforzo di liberazione, ci permette, per grazia di Dio l’Altissimo, di lasciare un’eredità più duratura di noi e di alimentare la speranza nell’umanità.

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