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Il coronavirus e il bisogno di un’etica planetaria

Di Driss Makboul, direttore del Centro studi strategici Ibn Ghazi (Meknes, Marocco) 

La lotta dei corpi per accaparrarsi gli spazi, come afferma Nietzsche, porta a una caduta nel gioco dei conflitti, alla frenetica ricerca del potere e del controllo e al monopolio dei beni del mondo in maniera egoistica e arrogante.

Tale tragica situazione spinge verso la fredda uccisione degli esseri umani e dell’umanità, così come porta alle grandi delusioni tradotte dalla recente dichiarazione di Luigi di Maio, ministro degli esteri italiano, che ha espresso la sua sconfinata amarezza per l’abbandono di “Roma” da parte dell’Europa, senza il minimo gesto di solidarietà. Un clamoroso svelamento del neoliberismo e un prematuro annuncio della morte dell’umanità prima ancora della morte della diplomazia.

Il “Momento Corona” rappresenta in uno dei suoi aspetti una traduzione di questo slittamento rapido e disumano, impregnato della premessa della salvezza individuale. Tale momento ci invita a prestare attenzione a ciò che Hans Kung ha chiamato l’“ancora della salvezza globale” e quello che l’Imam Abdessalam Yassine ha chiamato il bisogno vitale dell’etica planetaria.

L’Imam Yassine si è interessato a contribuire alla costituzione di un’etica globale che sia il riferimento per l’umanità, frammentata in dottrine e ideologie, per salvare la “nave dell’umanità”, secondo le parole di Edgar Morin, sottoposta a sfide e minacce comuni.

L’etica planetaria è una forma di etica allargata in un mondo i cui i problemi sono diventate comuni e le minacce univoche: la nostra nave è una e non può navigare in pace e serenità se i suoi passeggeri sono in conflitto e in guerra fra di loro, tra sfruttati e sfruttatori… È un’etica dettata dai “problemi della vita e del pianeta” in cui viviamo tutti come dice Habib Maalouf, problemi che vanno dai cambiamenti climatici alle epidemie transfrontaliere e trans-specie e alle crisi economiche globali.

L’etica planetaria è un ponte di comunicazione che l’Imam Abdessalam Yassine considera “un preludio a un incontro tra i segni luminosi in questo mondo”, tra le persone di nobili intenzioni, le anime elevate e i virtuosi dell’umanità in ogni parte del mondo, uomini, donne e associazioni che difendono “l’essere umano”, ogni essere umano, qui e là.

L’etica planetaria è ciò che rende doveroso per il musulmano e la comunità musulmana venire in aiuto all’essere umano musulmano e non musulmano, e tendere una mano di assistenza e sostegno ai paesi vicini, anche se non sono musulmani, in ottemperanza al comandamento divino: “Dio non vi proibisce di agire con bontà ed equità verso coloro che non vi combattono per religione e non vi hanno scacciato dalle vostre abitazioni.

Realisticamente, Yassine parla della condizione della comunità islamica nella realtà internazionale, che è indubbiamente arretrata, ininfluente, passiva e inefficace, e in un orizzonte futuro Yassine si aspetta che la risoluzione dei problemi comuni del mondo provocati dall’avidità, dal monopolio, dalla cattiva distribuzione, dalle industrie epidemiche, dalle industrie di guerra e dalle industrie delle carestie, necessita di ciò che egli chiama etica planetaria, cioè quei valori umani che si prendono cura dell’interesse dell’uomo indipendentemente dalla sua origine e dalla sua etnia in un quadro di parità ed uguaglianza, in quanto “La voce dei musulmani ora è una balbuzie impotente in coda agli avvenimenti. Soltanto quando raccoglieranno la loro forza saranno qualificati a partecipare attivamente alle decisioni capitali riguardo al futuro dell’umanità. Le decisioni vengono ora assunte dai grandi della terra in assenza dei musulmani, pur essendo essi fisicamente presenti, in questioni come la pace e la guerra, la distribuzione del lavoro tra i paesi del Nord e i paesi del Sud, la distribuzione della ricchezza, il cibo e la sua produzione, i prezzi delle materie prime, i pericoli che minacciano l’ambiente e il futuro delle generazioni umane, forse più della minaccia di un’esplosione nucleare. L’aumento della temperatura nell’atmosfera del pianeta in conseguenza dell’industrializzazione generalizzata, la riduzione dello strato protettivo di ozono, l’abuso di energia e la corsa al profitto che spoglia gli oppressi dell’aspirazione allo sviluppo.

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