Al-I’tikâf: Il Ritiro Spirituale di Ramadan I’tikaf Full view

Al-I’tikâf: Il Ritiro Spirituale di Ramadan

Gli imam Al-Bukhari e Muslim narrano che Aisha, che Dio sia soddisfatto di lei, disse:

“Quando gli ultimi dieci giorni di Ramadan cominciavano, il Profeta, pace su di Lui, “stringeva la sua cinghia” ( nel senso che si asteneva dai rapporti coniugali o nel senso di prepararsi intensamente), vegliava le sue notti (per pregare e invocare Dio) e svegliava i membri della sua famiglia”.

Così il Profeta viveva le ultime notti del mese più sacro dell’anno. Digiunava il giorno e trascorreva la notte nell’adorazione del Signore, in più praticava l’i’tikaf (*), il ritiro in moschea, in modo che nulla potesse distrarlo da questi momenti di intensa adorazione. Si chiudeva in una piccola tenda all’interno della moschea, per dedicarsi all’adorazione, all’invocazione e al Ricordo del suo Creatore Altissimo.

Il Profeta, modello perfetto di spiritualità, viveva costantemente nella presenza di Dio e non aveva bisogno di ritirarsi dal mondo per essere con Dio. Questo suo impegno  era un modo per sollecitare e insegnare a noi l’importanza di questi momenti di elevazione nella nostra ricerca di Dio.

Al centro della nostra società accentrata sulla vita terrena e sui beni materiali, abbiamo bisogno di rompere con le nostre abitudini e rivedere il corso della nostra vita. Ritirarsi qualche giorno per concentrare il proprio sguardo su di sé e guadagnare in lucidità riguardo alle proprie mancanze. In effetti, per quanto l’essere umano sia illuminato sui difetti altrui, egli è cieco riguardo alle proprie mancanze. Questa cecità è ulteriormente rafforzata dalla frenesia del mondo e dall’agitazione degli uomini. L’incoscienza, l’ego, il peso della vita di quaggiù nei cuori, sono dei veli che ci impediscono di vedere in faccia le nostre realtà interiori e ci tengono prigionieri di preoccupazioni superflue. Il ritiro “l’I’tikaf” offre il mezzo per ritirarsi dal mondo per qualche giorno e avere del tempo privilegiato per occuparsi di sé stessi e vivere nella presenza di Dio. L’I’tikaf mette insieme la sacralità dello spazio, la casa di Dio, e quella del tempo, gli ultimi dieci giorni di Ramadan.

Il ritiro offre alle anime assetate, un momento di quiete, di meditazione, di preghiera, di ricordo, esso è un’occasione per tornare a Dio, per presentare a Lui i nostri bisogni, per riformare la nostra personalità.

L’invito quindi in questi ultimi giorni del benedetto mese è di moltiplicare gli sforzi, nella preghiera, nella lettura del Corano, nella generosità, nel ritiro in moschea per chi potesse, e in ogni opera di bene.

“Allahumma innaka ‘afowun karimun tuhibbo al’afwa fa’fu ‘anni. – O Signore, Tu sei Indulgente e Generoso e ami il perdono, perdonaci!” questa era l’invocazione del Messaggero di Dio in questi ultimi giorni di Ramadan.

Quando un cavallo di razza sa di approssimarsi al traguardo, esprime il massimo sforzo per vincere la gara: non fare in modo che il cavallo risulti più intelligente di te, poiché invero le opere valgono per le loro conclusioni, e se non ti sei impegnato a sufficienza al principio di Ramadân, sforzati dunque di fare ora del tuo meglio, in vista del suo termine. (Ibn al-Jawzî)

* Il verbo arabo “‘akafa” significa: applicarsi con assiduità su qualche cosa.

 

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