Riflessioni sul viaggio miracoloso dell’Isrâ’ wal Mi’râj Israa-1 Full view

Riflessioni sul viaggio miracoloso dell’Isrâ’ wal Mi’râj

di Brahim Baya

La vita del Messaggero di Dio, pace su di lui, è una fonte inesauribile di saggezza e sapienza, una scuola di eccellenza spirituale e morale, da cui ogni uomo è invitato ad approvvigionarsi per nutrire il suo cammino in questa vita e aspirare ai più sublimi stadi nell’Altra. E uno dei capitoli fondamentali nella nobile vita del Profeta Muhammad, pace su di lui, è il suo miracoloso Viaggio notturno dalla Mecca a Gerusalemme [al-Isrâ’ ] e la sua ascensione da questa ai Cieli [al Mi’râj].

Questo eccezionale viaggio ebbe luogo nella notte del 27 di Rajab, di un anno particolarmente difficile per il Profeta, soprannominato per questo nei libri di Sira «l’anno della tristezza». Un anno in cui egli perse prima la sua amata moglie Khadigia, il suo conforto affettivo, poi perse il suo unico protettore dalla persecuzione dei Quraish, lo zio Abu Talib; un anno inoltre in cui molti dei suoi compagni furono costretti all’esilio in Abissinia. Il Profeta, pace su di lui, perseguitato dalla sua gente a Mecca, si rivolse a Taif, una cittadina vicina, in cerca di un ambiente accogliente e meno ostile alla sua predicazione, tuttavia a Taif fu respinto in malo modo: i Quraish convinsero i notabili di Taif ad aizzare contro di lui la folla che lo prese a sassate, facendo sanguinare il suo nobile corpo. Alle porte di Taif, con cuore colmo di tristezza, il Messaggero di Dio alzò le mani al Cielo e si rivolse al Suo Educatore e Benefattore Altissimo con queste tristi parole:

O Altissimo, a Te lamento la debolezza delle mie forze, la scarsità delle mie opzioni e lo sprezzo della mia gente. O più Clemente dei Clementi! Signore dei deboli e mio Signore, a chi mi affidi? A un lontano che mi maltratti? O ad un nemico a cui hai dato potere su di me? Tutto ciò mi è indifferente fintanto che Tu non sei in Collera con me, ma la tua generosità è più grande. Mi rifugio nella luce del Tuo Volto, che ha illuminato le tenebre e ha ordinato gli affari di questo e dell’altro mondo, affinché Tu non mi faccia subire la Tua collera e il Tuo rigetto. Hai la mia sollecitudine fino a che Tu non sia soddisfatto. Non c’è né forza né potere se non in Te.

Una profonda invocazione che non poteva non trovare ascolto, la risposta infatti non tardò a manifestarsi, il Misericordioso chiamò a Sé il Suo Messaggero, ospitandolo nei Cieli. Come per dire: O Muhammad se la gente della Mecca e di Taif ti ha cacciato, allora il Signore dei Cieli e della terra ti accoglie da Lui. Questo viaggio è da considerarsi pertanto un dono alla persona del Messaggero di Dio, un’onorificenza che mai nessun Messaggero ha ricevuto prima.

Al-Isrâ’ è un viaggio miracoloso con cui l’Onnipotente ha sconvolto le Leggi della Sua creazione. Un viaggio che non può essere sottoposto alla nostra ragione limitata e circoscritta, poiché la potenza di Dio non è soggetta alla ragione umana, semmai è il contrario. La potenza di Dio non è soggetta né al tempo né allo spazio, poiché Egli è il Creatore del tempo e dello spazio. Il versetto coranico che ci parla di questo viaggio si apre, infatti, con la formula “Subhana”, “Gloria a”.

Gloria a Colui che ha portato in viaggio notturno il Suo servo dalla Moschea al-Haram alla moschea al-Aqsa, di cui benedicemmo i dintorni, per mostrare lui qualcuno dei Nostri segni. Invero Egli è Colui che tutto ascolta e tutto osserva. [Corano, 17 – 1]

Il Profeta, pace su di lui, partì quindi dal Al-masjid al-Haram [la Moschea Sacra], accompagnato dall’arcangelo Gabriele a dorso di una montatura a noi sconosciuta chiamata “Buraq”, arrivato a Al-masjid Al-Aqsa [la Moschea Remota], Dio riservò a lui un’altra onorificenza: guidare, fare da imam ad una preghiera nelle cui fila vi erano Abramo Al-khalil, l’intimo di Dio, Mosé Al-kalim, colui che conversò con Dio, Gesù, kalimatu Allah, la parola di Dio, e tutti i messaggeri e i profeti di Dio, su tutti loro la pace e la benedizione di Dio. Tale preghiera rappresentò a tutti gli effetti una cerimonia di passaggio delle consegne, di consegna del testimone spirituale alla comunità del Sigillo dei messaggeri, colui che è stato inviato come misericordia per tutto il Creato e la cui Comunità è testimone con equità per tutta l’umanità.

La destinazione del viaggio notturno non è stata casuale, Gerusalemme è stata la prima Qibla (direzione della preghiera) ed è la terza moschea sacra per tutti musulmani dopo quelle di Mecca e di Medina, le uniche moschee a cui i musulmani sono invitati ad andare in pellegrinaggio, shadd arrihal. A questo proposito, il Profeta, pace su di lui, dice: «Una preghiera nella Moschea al-Haram vale 100.000 preghiere, una preghiera nella mia moschea [Medina] vale più di mille preghiere e una preghiera a Gerusalemme vale cinquecento preghiere.» È compito quindi di tutti i musulmani badare alle condizioni di questo luogo sacro e della sua gente e impegnarsi oggi per restituire dignità e libertà al luogo cui i dintorni sono benedetti da Dio, come ci informa il versetto sopracitato della sura al-Isrâ’.

Il Profeta, su di lui la pace, conclusa la preghiera con i Profeti ascese ai Cieli dove ritrovò diversi profeti e messaggeri. Una volta giunto a Sidrat al-Muntaha, il Loto del limite, l’arcangelo Gabriele, suo compagno lungo tutto il viaggio, si fermò all’improvviso e disse: “Invero mi rattrista separarmi da te o messaggero di Dio, ma se tu avanzi sarei accolto, io se lo facessi sarei bruciato,… ognuno di noi ha il proprio rango.” Proseguendo il suo cammino in questo luogo immacolato, a cui mai nessun’altra creatura in assoluto ebbe accesso, il Profeta sentì una voce provenire dal Signore Altissimo: “La pace, la misericordia e la grazia di Dio siano su di te O Profeta.” Il Messaggero rispose: “Sia su di noi e su tutti i devoti servi di Dio”, includendo tutti i servi devoti in questa enorme benedizione divina. L’Altissimo poi avvicinò a Lui ancor di più il Suo messaggero, dice gloria a Lui descrivendo questo momento:

Poi s’avvicinò ancora di più, [finché] fu alla distanza di due archi o meno. [Allora] Rivelò al Suo servo quello che rivelò. Il cuore non mentì su quel che vide. [Corano, 53 – 8,9,10,11]

In questa maestosa dimora Dio prescrisse as-salat, la preghiera rituale, a tutta la comunità del Messaggero. Essa a differenza di tutti gli altri atti di adorazione è l’unica prescritta nel Cielo, rivelata direttamente da Dio al Suo Messaggero senza intermediari. La preghiera è un residuo del mi’raj del Profeta, l’ascensione del Profeta, e costituisce per questo un mi’raj, un ascensore spirituale che porta il servo, almeno cinque volte al giorno, al cospetto del suo Signore Altissimo. Al suo ritorno in terra, il Profeta, pace di lui, portò con sé questo enorme dono all’umanità, as-salat, il legame, l’ascensore spirituale per chiunque voglia adorare, ascendere, avvicinarsi e interloquire con il suo Creatore Altissimo.

 

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