Tra purificazione e insegnamento: le funzioni del Messaggero di Dio  ﷺ القبة الشريفة Full view

Tra purificazione e insegnamento: le funzioni del Messaggero di Dio ﷺ

Imam Abdessalam Yassine*

La missione del Profeta-Messaggero ﷺ non si è limitata a portare e trasmettere oralmente il messaggio, come immaginano alcuni stolti che sminuiscono l’insigne status della profezia e la cospicua missione del Messaggero, paragonandolo ad un semplice postino, il cui compito si conclude una volta recapitato il messaggio.

Il Messaggero ﷺ ha numerose funzioni, le più importanti dei quali si leggono nelle seguenti parole di Dio:

Egli è Colui che ha inviato tra gli illetterati (gli arabi) un Messaggero di loro, che recita loro i Suoi versi, li purifica, e insegna loro il Libro e la saggezza, anche se in precedenza erano in errore evidente.” (Corano 62: 2)

Dal versetto ricaviamo due qualifiche del Messaggero: la prima è il suo essere inviato da Dio ﷺ, e la seconda è il suo essere uno di loro, un essere mortale come loro, un arabo che parla la loro stessa lingua, e un illetterato come la gente comune di allora; egli non si distingueva per le conoscenze acquisite come la conoscenza di Waraqa ibn Nawfal nella lettura dell’ebraico e nella scrittura dal Vangelo. Poiché se egli padroneggiasse qualsiasi delle scienze della Gente del Libro, lo avrebbero accusato di imitazione e contraffazione. Alcuni suoi contemporanei lo hanno appunto accusato dicendo: “È un mortale che gli insegna (quello che dice).” (Corano 16: 103) Accusa reiterata da alcuni orientalisti e occidentalizzati dei nostri tempi.

Due qualità fondamentali devono essere necessariamente soddisfatte affinché il Messaggero possa trasmettere il Messaggio e incidere sui suoi discepoli attraverso il modello esemplare. Un uomo mortale che riceve la Rivelazione, e che è sostenuto in seguito dai miracoli e avvolto dalla premura di Dio, dalla Sua grazia e dalla Sua benedizione. 

Il versetto coranico indica quattro funzioni di base, vale a dire: (1) che recita loro i versi del loro Signore, (2) che li purifica, (3) che insegna loro il Libro, e (4) insegna loro la saggezza.

  1. La recitazione dei versi è un annuncio il cui strumento è la lingua. È anche una rivelazione in cui la prova della veridicità dell’annunciatore è attestata dal tono della sua voce, dalla sua presenza, dalla chiarezza e inimitabilità di quello che recita, dalla sua obbedienza e conformità a ciò che gli è rivelato, dalla sua spiegazione di ciò che può apparire ambiguo ai suoi uditori, dalla sua esposizione dettagliata di ciò che è conciso, e dal suo trattamento specifico di ciò che è generale. Tutto ciò è parte della Rivelazione perché il Messaggero non parla per passione (hawâ).
  2. In secondo luogo viene la purificazione (tazkiya) che è, come spiegano i commentatori del Corano, “la purificazione e l’elevazione per la grazia di Dio.”
  3. Successivamente viene il ruolo dell’insegnamento teorico e pratico. “Insegna loro il Libro” significa che insegna loro le prescrizioni della Legge.
  4. ”Insegna loro la saggezza”, significa le modalità dettagliate dell’applicazione pratica. La saggezza è “conoscere l’esistente, fare il bene, accedere alla verità con la scienza e la ragione.”

La somma di queste funzioni ci porta ad un unico attributo: l’educatore insegnante. Infatti alla domanda sulla purificazione rituale (At-tahara min-al khabath), il Profeta ha risposto: “Per voi io sono come  un padre che insegna [al proprio figlio].

Un padre che insegna, un insegnante che educa e purifica. Le due funzioni sono integrate e inseparabili: la tenerezza del padre, il suo amore, la sua preoccupazione, la sua lealtà, la sua affidabilità e la sua devozione si fondono perfettamente con la sua competenza, la sua vasta conoscenza e la sua pazienza con i discepoli. La sua condiscendenza con loro era tale che insegnava loro le peculiarità più intime dell’essere umano, come la purificazione rituale (At-tahara min-al khabath). Un’ ampia conoscenza derivante dalla Rivelazione in aggiunta alla sua umana saggezza, cavalleria e sagacia.

*Articolo tratto dal libro “La ragione musulmana tra Rivelazione e Razionalismo” dell’imam Abdessalam Yassine (pp. 28, 29,30)

 

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