Ramadan, resistenza e ricostruzione 25 aprile Full view

Ramadan, resistenza e ricostruzione

Di Halima Rakiki

Il 25 aprile, quest’anno, avrà per noi musulmani italiani un significato diverso dagli anni precedenti. 48esimo giorno di confinamento sociale, di “Italia zona protetta” e secondo giorno del sacro mese di Ramadan. Nel giorno del 75esimo anniversario della liberazione di Milano dall’oppressione nazifascista siamo chiamati a ricordarci di coltivare l’eredità della Resistenza in circostanze anormali, spunto di riflessione per chiunque si fermi a pensare. “Il popolo italiano aveva trovato in quegli anni valori nuovi e valori dimenticati, non tanto seppelliti nella tradizione e nella storia del nostro Paese, quanto presenti e da riscoprire nellanimo di ciascuno. 

L’umanità sta affrontando una crisi globale dove dobbiamo chiederci non solo come superare i pericoli immediati, ma anche in che tipo di mondo vivremo quando la tempesta sarà passata. Certo, la tempesta passerà, il genere umano sopravvivrà, molti di noi saranno ancora qui, ma vivremo in un mondo diverso. Una lotta insolita dove questa volta siamo chiamati a resistere perché un’altra pagina della storia è in scrittura.
Resistere a un Ramadan senza condivisione, se non con le nostre famiglie e in modo telematico, senza veglie notturne di gruppo nelle moschee ora vuote.
Resistere come migliaia di donne e uomini che allora, però, venivano condannati a morte. Resistere perché nella nostra posizione di privilegio, nelle nostre case possiamo curarci, nutrirci e lavarci. Forse questa fase influirà non solo sui nostri sistemi sanitari ma anche sull’economia, sulla politica, sulla cultura e suoi nostri valori. (Ri)conquisteremo, forse, nuovi valori presenti nell’animo di ciascuno. 

La legge divina del “l’alternanza dei giorni” prende il suo tempo per attuarsi, e resta da domandarsi se, nella futura Italia, si potrà fare a meno delle voci delle donne e degli uomini che nel corso della storia hanno lottato per la libertà o se, al contrario, non si debba fare di tutto per tramandarle e mantenerle vive nella coscienza, come radici da cui ancora attingere forza. 

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